La stampa tedesca sottolinea che la cura di Pischetsrieder
non funziona e non servirà a risolvere la situazione
Volkswagen, gigante malato
Possibile chiusura fabbriche
Bernd Pischetsrieder
e la nuova Vokswagen Golf
Le cattive cifre presentate ieri dal presidente della Volkswagen, Bernd Pischetsrieder, e le ancora più cupe prospettive per il futuro hanno colpito come una doccia fredda la Germania, che adesso si chiede cosa accadrà al suo gigante malato.
La stampa tedesca sottolinea che il risparmio di 4 miliardi di euro nel 2004 e nel 2005 annunciato da Pischetsrieder e la riduzione senza licenziamenti del personale (2.500 unità solo in Germania) costituiscono dei semplici palliativi che non serviranno a risolvere la situazione. "Le fabbriche non verranno toccate", scrive oggi il quotidiano "Sueddeutsche Zeitung", il più diffuso del Paese, il quale aggiunge che "la VW ha troppe fabbriche.
Il gruppo potrebbe produrre 6 milioni di auto, ma riesce a venderne solo 5 milioni". "Tutti gli sforzi tesi a ridurre i costi", scrive la "SZ", "mostrano i loro limiti. Tagli radicali come la delocalizzazione all'estero non avranno luogo alla Volkswagen". Anche la "Frankfurter Allgemeine Zeitung" rileva che "Pischetsrieder si guarda bene dal compiere svolte autentiche. Nonostante una sovrapproduzione del 20%, egli esclude la chiusura di fabbriche e nemmeno osa mettere mano alla struttura gonfiata del personale.
Così facendo egli dà corso agli interessi dell'azionista Bassa Sassonia (questo land possiede il 20% della Vw) e a quelli dei potenti rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di sorveglianza, ma non tiene conto degli interessi degli altri azionisti".
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